giovedì 13 aprile 2017

Il mestiere più difficile (che mai nessuno imparerà completamente)

"Mio figlio è bravo perché alla sua età sa fare... E se fate come me avrete figli come il mio".
Dipinte realtà dorate perché a parole si è bravi ad essere tutto, realtà o virtuale le parole, sbagliate, invece di incoraggiare demoliscono, producono il senso di colpa del " mio figlio non sarà mai... Perché io non so..."
Ho due figlie e mi rendo conto che davanti alla stessa situazione reagisco in due modi differenti. Il motivo è che ho due persone differenti con bisogni differenti, con attese differenti, modalità differenti e capacità differenti.
Perché una ha una disabilità è l'altra no? No, affatto. Se si parla di rigidità, forse sono più rigida proprio con chi ha più necessità.
Età differenti, esperienze differenti, ma cresciute dalle stesse persone.
Ebbene non posso pretendere da me e da loro che sia sempre tutto uguale.
Esempio tipo: mio figlio impiantato fa .... Perché io propongo e lui si sente speciale perché impiantato...
Un bambino deve sentirsi speciale perché è un bambino, punto. Deve sentirsi speciale perché un bambino amato e incoraggiato ad essere quello che è: diverso. Diverso dai fratelli, dai compagni da chiunque altro al mondo, diverso dai propri genitori perché è una persona distinta, fuori da ogni standardizzazione.
Ho imparato a chiedere scusa alle mie figlie quando sbaglio, perché sono si la loro mamma ma non sono infallibile nei giudizi. Gli adulti a volte sbagliano e si sbagliano, ma le regole servono per vivere in una società, e le cose funzionano quando le regole sociali vengono rispettate. Rispetto il codice della strada, rispetto gli orari scolastici, rispetto la puntualità, rispetto i miei obblighi.
I compiti rientrano nelle regole della vita scolastica e sono dovere dello studente.
Da dove si parte allora?
Forse la risposta più logica e più scontata è dall'esempio. Vado a lavorare perché è mio dovere e senza un lavoro noi non avremmo...
Devo stirare perché non possiamo uscire con abiti che dimostrano poco rispetto per noi stessi e per gli altri...
Devo lavare i piatti, altrimenti non posso gustare il mio piatto preferito...
Anche quando sono stanca, anche quando vorrei guardare la TV, anche quando ho un mal di testa impossibile.
Se un bambino non fa i compiti, ne rimettono poi anche i compagni perché il programma resta fermo per le sue mancanze e le sue lacune e i primi responsabili ne sono i genitori che non passano l'esempio del rispetto delle regole e del proprio dovere.
Ore 19.00 i compiti di entrambe le figlie sono finiti fino al rientro dalle vacanze pasquali. Lo hanno deciso e fatto in autonomia. Da domani si gioca, si esce e si sta insieme perché si è assolto al proprio dovere. E allora la mia soddisfazione sta nel vedere che hanno autonomia decisionale nelle loro responsabilità.
E se non lo fanno?
Chiarisco il motivo, ascolto le ragioni, ma le regole sono regole.
Probabilmente alla mia epoca c'era anche meno dialogo, una regola era una regola e non era discutibile.
Tornando alla disabilità, io cosa voglio? L'inclusione.
L'inclusione è saper stare con gli altri, saper stare con tutti nel rispetto delle regole. E se c'è questo allora la parola disabilità cessa di fare paura, cessa di fare diverso, cessa di fare strano e cessa anche di farci sentire diversi.

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