venerdì 27 aprile 2018

Il filo sottile che conduce al bullismo

Cinque bambini, cinque amici nei confronti di un compagno, per due di loro un amico: è così grasso che..., con il suo peso può... sparandone tante a chi la dice più grossa, così per ridere, per ridere di qualcuno. Le madri a meno di cinque metri, tutte.
Ai bambini: non potete parlare così di un vostro compagno ed amico... Alla mamma del fomentatore "tuo figlio sta dicendo questo" e la risposta "ma che male fa se lo dice alle spalle".
Per sillogismo qualunque cosa cattiva, falsa, denigratoria si possa dire o fare alle spalle del prossimo è lecita, non è pseudobullismo? Oh perché tanto mio figlio non può essere un bullo.
Mia figlia più grande è stata vittima di bullismo in seconda elementare, la compagna le sputava sistematicamente nel piatto a mensa, perse cinque kg in un mese (uno scricciolo di 22 kg), fino ad arrivare all'amico che pesava il doppio di lei con un trentacinque di piede sulla milza ed una ecografia urgente per sospetta rottura. Gli adulti: sono cose da bambini, il giorno dopo mia figlia cambio' scuola, avrei potuto evitare l'ultimo incidente non ascoltando quegli adulti e cambiando scuola prima.
E poi io a quarant'anni, per il blog, per la verità che nessuno ha voluto ascoltare, chi tentava di difendermi veniva tagliato fuori, come sono stata tagliata fuori io da quella realtà che come genitore di un bambino con disabilità mi dava conforto, perché per "i giudici intesi come coloro che giudicano il prossimo" la verità non poteva essere quella, stessi "giudici" che più di una volta al giorno chiedevano in privato come si potesse fare o rispondere nella maniera corretta a chi ne aveva bisogno.
Ogni tanto il profilo si riattiva in automatico ma onestamente io valgo di più di tutto quel male, valgo di più degli insulti, delle parolacce, dei "sempre davanti ai...".
Mi è stato augurato ogni male, il male tre mesi fa ha bussato alla mia porta, ho vinto io.
A testa alta posso dire che solo l'onestà va avanti e sì io posso permettermi di parlare di moralità.
Un genitore che non insegna a suo figlio a scusarsi, ad ammettere i propri errori, a riparare ai propri errori, che uomo o donna produce? Un genitore che non ammette i propri errori, non sa chiedere scusa perché non vede che se stesso e i propri millantati "diritti" da quale ramo viene fuori? Non parole mie, io non ne sarei in grado "dall'albero si riconosce il frutto".
Prima di generare adulti capaci di azioni piccole e vili, ognuno guardi la trave del proprio occhio, l'umiltà solo l'umiltà e sapersi scusare quando è necessario è l'unico vero e primo insegnamento da dare.
Ho avuto compassione dei figli degli altri e delle piccolezze degli altri anche quando gli altri non ne hanno avuto per me e per mia figlia, ma forse questo è stato l'errore di non mettere l'altro davanti alle proprie reali responsabilità.
Di solito sconsiglio vivamente ai genitori un film introspettivo, e nei significati devastante, in realtà ben fatto e pieno di realta' pur essendo un manga "la forma della voce", non parla solo di sordità ma parla di bullismo alle elementari, parla del processo all'intenzione e dei sensi di colpa che prima o poi riaffiorano con la realtà di una ruota capovolta. Guardatelo e riflettete, basta poco e la ruota gira. Non credo al karma ma alla bontà e al giudizio divino.
Parlare alle spalle, generare pettegolezzo isolamento é violenza nei confronti del prossimo. Da quale ramo vogliamo crescano i nostri figli?
Le scuse. Solo le scuse alla mamma ed al bambino, seppur non colpiti ne hanno diritto.
Quello che non diciamo o non facciamo adesso per loro si ripercuote inevitabilmente nel futuro. Perdo qualche saluto? Io mi guardo allo specchio pero' a testa alta e cammino innocente a testa alta.
Io non mi sento più di stare zitta, di subire, abbassare la testa, lo devo alle mie figlie, lo devo a me, lo devo al mio prossimo.


mercoledì 18 aprile 2018

La capacità di sintesi

Una delle abilità principali necessarie allo studio di qualunque materia è la capacità di sintesi. Mia figlia tendeva a voler riportare tutto il testo del libro  a memoria, diversamente non sentiva di aver svolto correttamente il suo compito. Il passaggio dal testo presentato sul libro alla mappa concettuale all'inizio può essere fortemente destabilizzante se ad un bambino non viene insegnato l'uso dei connettivi nella esposizione della mappa. Quello che davvero facilita lo studio è la capacità di produrre la mappa. Mi capita a volte di ricevere mail o messaggi lunghissimi, nei quali mi perdo e spesso non arrivo alla fine della lettura. Moltissime persone pensano che più parole mettono in testo più sembrano colte, in realtà chi li legge ha reazione contraria. Come deve essere quindi presentato un testo?
Per prima cosa é necessario identificare il concetto principale del testo. Da lì e possibile scegliere l'impostazione di mappa concettuale o mappa mentale.
La mappa mentale si sviluppa in maniera ellittica attorno al concetto principale, generalmente i raccordi non sono legati tra di loro ed hanno quasi funzione fotografica, espongono in maniera non descrittiva gli elementi che compongono il testo.
La mappa concettuale invece ha generalmente impostazione verticale con snodi e diramazioni dell'argomento principale.
Penso che acquisire la capacità di produrre entrambi i tipi di mappe sia un investimento nella facilitazione di tutti gli apprendimenti futuri.
Sono pochi i diplomati in grado di prendere appunti mentre qualcuno parla, soprattutto appunti funzionali e ben organizzati che non devono essere rivisti. A mio avviso genitori e insegnanti devono lavorare sulla autonomia della sintesi e degli appunti.
Ci sono testi guida molto interessanti su Ericsson adeguati ad età e ordine scolastico.
Mia figlia più grande che frequenta il liceo, con studio e produzione delle mappe in autonomia ha fatto un salto di qualità soprattutto per la facilità nel consultare parte più ampie di programma e strutturarle per le verifiche e le interrogazioni.
Le insegnanti della piccola stanno invece conducendo un ottimo lavoro nel condurre i bambini ad una produzione autonoma.
Sordità o no, sullo studio ci sono le basi del loro futuro e quel futuro lo costruiamo noi attraverso gli strumenti che gli forniamo o non gli forniamo.